Manuale “espresso” di seduzione per dongiovanni in erba
Continua il racconto di una delle mie innumerevoli conquiste; i ragazzetti di oggi prendano nota e imparino: scacco matto in quattro mosse…
Terzo incontro – (Lasciare il segno)
Anche quell’anno (vi stupirò, cari i miei ventiquattro lettori) è arrivato il Natale, col suo carico di luci, addobbi ed emozioni romantiche. Mi dilettavo ad accompagnare le amiche a perfezionare gli acquisti dei regali: giri e giretti tra negozi del centro e gallerie commerciali varie, cioccolata calda sotto i portici, bancarelle e tutto il variopinto e languido corredo del Natale patavino. Avevo come una sorta di presentimento; chiamatelo fiuto del predatore, istinto del bomber, sesto senso maschile, ma come sempre ci ho azzeccato: durante una sessione di acquisti hi-tech in un negozio di una nota catena nazionale l’ho incontrata di nuovo. Sempre lei. Deliziosa nella sua divisa di standista e generosa nell’omaggiare i suoi spasimanti di dolcissimo caffè fumante. In battaglia però non c’è tempo per i sentimentalismi: era di nuovo tempo di agire. Ormai non aveva scampo…
Mi sono trasferito nel punto vendita quasi in pianta stabile e una sera, al dodicesimo caffè, ho trovato il coraggio di salutarla. A parte l’improvviso attacco di balbuzie e un sorprendente spasmo che partendo dal sopracciglio destro faceva contorcere viso collo e braccio, a parte la dislessia, la voce fessa e la lingua impastata, a parte che grondavo sudore ed ero color rosso porpora, ciò che è certo è che l’ho colpita col mio atteggiamento maschio e col mio carisma innato. Avreste dovuto sentire con quale nonchalance e con quale carica di fascino ho snocciolato quelle poche ma significative parole: “Buono questo caffè!”. Praticamente l’ho stesa. Lei è rimasta talmente colpita che per dignità ha dovuto fare quasi finta di non vedermi e sforzarsi di continuare a parlare con un tipo alto, moro e abbronzato. Si è tuttavia tradita con le parole, frettolose ma dolcissime, che ricordo ancora oggi con emozione: “Arrivederci e grazie, si ricordi che la promozione è valida fino a Natale!”. E di corsa è tornata a sorridere al moraccione, per celare l’imbarazzo ed evitare di sostenere il mio sguardo.
Quarto ed ultimo incontro – (Il colpo del Knock Out)
Incoraggiato da questi evidenti progressi, qualche sera dopo ho tentato la sortita: appena dimesso dopo il ricovero per overdose da caffeina, sono corso in negozio per affrontarla. Il film era chiarissimo nella mia testa: invece di chiedere le solite informazioni (ormai le sapevo a memoria: avrei potuto costruirla, quella cazzo di macchinetta per il caffè…) le avrei dichiarato la mia infatuazione, avrei lodato la sua bellezza, l’avrei dipinta con parole di miele come una Venere incarnata. Poi me ne sarei andato, senza chiedere nulla, senza lasciare traccia. Un fenomenale coupe de theatre, degno di Dulcinea del Toboso, Rossana e di tutte le altre muse del mondo letterario.
Sarebbe stato il colpo di grazia e da quel momento in poi sarebbe stata lei a cercarmi con il batticuore tra gli scaffali mentre elargiva distrattamente caffè natalizi. Ho preso un permesso al lavoro e col mio sguardo più fascinoso ho varcato l’ingresso.Nonostante la massiccia dose di calmanti ricordo nettamente il tramestio di alcune farfalline che mi titillavano la bocca dello stomaco. Ho imboccato la corsia delle macchine da caffè deciso al tutto per tutto, ho preso un respiro profondo, girato l’angolo e…
…Siccome mi chiamo fortunoso dei fortunati, mi sono trovato davanti una standista sessantatreenne.
Bella signora, per carità, tra l’altro gentilissima, ma dichiararle il mio amore mi sembrava troppo. La meravigliosa musa bionda del caffè non c’era più. Il fato mi aveva giocato un tiro beffardo e a quel punto mi sono arreso. Non mi restava che bere l’ennesimo espresso stramazzando al suolo subito dopo per le palpitazioni da caffeina, sorridere al destino cinico e baro e mandare un casto bacio alla mia inarrivabile, deliziosa pulzella, ormai trascesa al ruolo di irreale visione onirica.
Epilogo e dedica
Naturalmente l’ho incontrata altre volte in seguito, spigolando tra i luoghi e gli eventi della ristretta cerchia vitale patavina. O meglio l’ho vista di sfuggita, lasciando che il cuore accelerasse al ricordo della nostra storia d’amore incompiuta, ma senza muovere un dito per cambiare le cose o forzare il destino. Ho anche scoperto casualmente dove abitava, ma va da sé che non ho fatto mai nulla per cercarla o importunarla. Alla fine dell’avventura mi sono rimaste una nutrita fornitura di macchinette per fare il cappuccino e le dolcissime ironie delle amiche, mentre lei, la musa del caffè, probabilmente ha continuato ad ignorare del tutto la mia stessa esistenza. Insomma, un nuovo trionfo nella mia fulgida carriera di dongiovanni…
Le dedico volentieri questo raccontino semiserio da due soldi sperando di regalarle un sorriso, se mai le capiterà di leggerlo. Cercherà forse di immaginare quale fosse il suo Cyrano de noaltri tra tutti i ragazzi che, con la scusa di bere un caffè, si fermavano ad annaspare nei suoi occhi senza il coraggio di proferire parola.
Insomma, il bilancio forse potrebbe sembrare fallimentare: un numero spropositato di cialde e macchinette per il caffè, e un mare di emozioni ingenue ed inespresse riversate su di lei senza che nemmeno lo sapesse. Ma non mi venite a dire che non ne è valsa la pena.
PS: chi avesse bisogno di una macchinetta per fare il caffè poco usata a prezzi modici si rivolga alla redazione; ai primi dieci acquirenti cialde e manuale di seduzione espresso in regalo…
Per leggere la prima parte del post, clicca QUI: Il playboy de noaltri (Atto I)
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