L’invasione degli Ultrasnob 2.0

Leggere i contenuti di un file su un monitor non sarà mai come sfogliare un libro.

L’abbraccio di un vecchio amico ha un sapore molto più forte di una amicizia ritrovata su un social network.

Una frase importante detta a tu per tu guardandosi negli occhi pesa più di un sms spedito da chissà dove.

Una serata trascorsa a coccolare la propria donna sul divano regala emozioni non paragonabili a due ore di TV.

Si, lo so: sono ovvietà buone per un talk show televisivo di basso livello ed è fin troppo evidente che non hanno dignità sufficiente per assurgere ad argomenti di dibattito. Un minimo di capacità intellettiva è sufficiente ad intuire che sono luoghi comuni costruiti su paragoni inutili e forzati: leggere un blog non esclude la possibilità di leggere un libro; contattare una persona in chat non impedisce di invitarla a cena; possedere una TV non implica il rifiuto di possedere anche una donna, magari sulla pelle d’orso davanti al camino. Si tratta solo di strumenti ed opportunità in più, da usare secondo il proprio libero arbitrio.

Ultimamente però, qualcuno si riempie la bocca di simili perle di saggezza senza provare imbarazzo, anzi.

E’ esplosa una recrudescenza virulenta di novelli snob che con aria di rarefatta superiorità si ergono a depositari di valori ormai in via di estinzione e ci tengono a mettersi in luce con frasi fatte che definirei imbarazzanti. Sono sacche sempre più numerose. Si trovano ovunque e si distinguono per alcuni inconfondibili dettagli: tipico il sorrisetto di spocchia leggermente ironico col quale guardano gli astanti dopo che hanno lanciato le loro pseudo-provocazioni.

Snobbano gli smartphone e soppesano con sufficienza coloro che li utilizzano come navigatori satellitari, come punti di accesso a internet, come mezzi per inviare sms, in generale come strumenti utili per il tempo libero. La frase tipica è: “10 anni fa si viveva benissimo anche senza”. Già, osservazione acuta e intelligente. Si viveva anche prima dell’energia elettrica e dello sviluppo della scienza medica. In realtà una simile uscita è talmente sciocca che la vera frase sottesa, da leggere tra le righe è un’altra: “siete dei bimbiminkia immaturi con delle povere vite insignificanti, che consumano gli unici due neuroni rimasti utilizzando un telefonino!”.

A volte lanciano come una deflagrazione la frase “Io a casa non ho la TV”, sperando di stupire la platea che nella loro testa è formata da un gruppo di beoti TV-dipendenti abituati a consumare occhi e serate guardando reality, talent-show e minchiate varie. Speriamo abbiano comunque qualche amico magnanimo che li invita a vedere un bel film o la finale di Champions League o le Olimpiadi davanti ad una pizza.

Molto in voga ultimamente il purismo da social-network (si sa, chi snobba le mode le deve non-seguire più degli altri per rimanere aggiornato…). Il novello snob ovviamente non si iscrive ai social network sul web. “E ‘sti cazzi?” direte voi. Esatto, non è questo il punto. Sono milioni coloro che si iscrivono e milioni coloro che non lo fanno e le motivazioni degli uni e degli altri francamente sono poco interessanti per il resto della popolazione. Ma loro amano sottolinearlo e sibilano anche un “Per carità, io a facebook non mi iscriverò mai!!!” (mentre lo dicono la spocchia alza impercettibilmente gli angoli della bocca).

Di solito l’affermazione, com’è ovvio, cade nell’indifferenza più totale, gli astanti perdonano magnanimamente quel provocatorio “per carità” e si continua a discutere amabilmente d’altro. Gli snob allora,  stupiti che tutti non si siano girati a bocca aperta a indicarli come portatori di nuove o antiche verità, rilanciano: “Non mi iscrivo perché non voglio far sapere i fatti miei a tutto il mondo (come voi fessacchiotti, è la frecciata implicita)”. Chiunque ormai sa che le regole sulla privacy si possono impostare autonomamente e spesso l’ironia comincia a ritorcersi contro di loro perché c’è qualche buontempone che chiede loro se siano dei diplomatici che operano in scenari geopolitici delicati, o magari agenti segreti infiltrati in pericolosissime operazioni di copertura e via così. Lo snob ovviamente è uno sfigato come tutti gli altri ma coglie l’ironia e si vede messo alle corde. Allora tenta il tutto per tutto e la spara grossa: gonfia il petto e dice con orgoglio di aborrire i social-network perché preferisce conoscere le persone dal vivo, uscirci, dialogarci, toccarle (“non come voi eremiti dissociati segaioli che vi chiudete in casa e immaginate un mondo virtuale parallelo perché non siete in grado di affermarvi e interagire in quello reale”, si legge tra le righe.)

Il livello della reazione del novello sociologo da bar riporta lo scambio di battute ad un livello tale per cui di solito nessuno ha più coraggio di infierire e si cambia elegantemente argomento.

L’altra sera però, a casa di amici, un buontempone si è divertito a percorrere lo stesso sentiero della snob di turno arricchendolo con un gustoso tocco di provocatoria, paradossale ironia. E’ inorridito esclamando: “Ma che schifo!!! Tocchi le persone vere??? Magari ci fai anche sesso??? Oddio mi sento male, vado a rilassarmi con un massaggio virtuale su second life”. La snob di turno si è risentita della presa per il culo e se n’è andata. Il buontempone l’ha inseguita infierendo: “Ma non amavi il dialogo e il confronto con le persone? Perché te ne vai così? Ci ribecchiamo in chat per un po’ di sesso virtuale??”

I sorrisi di tutti sono stati coronati dal rumore della porta che sbatteva.

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