Anche quest’anno un caldo precoce ed umido ha invaso le lande patavine e stroncato le velleità di benessere delle genti, lasciando presagire l’ennesima, torrida estate di sofferenza. Come sempre ho reagito con veemenza, lanciandomi in pubbliche invettive e brontolii, inneggiando provocatoriamente all’inverno e anelando l’arrivo rapido di settembre. Le reazioni non sono mancate: fischi, ululati, striscioni, insulti e cori razziali da parte di facinorosi ultras dell’estate, soprattutto di genere femmineo.
Sia chiaro: la mia non è una posizione ideologica preconcetta. Tutt’altro. Apprezzo molto la bella stagione, soprattutto se sono in vacanza. Veleggiare tra baie e porticcioli godendosi il sole, accarezzati dalla brezza, cullati dalle onde e con il refrigerio a portata di tuffo, è oltremodo piacevole. Lo è un po’ meno rimanere in città a soffocare di umidità, afa, smog, magari intrappolati in qualche ingorgo dentro un’auto arroventata. Ma tant’è, per quel che mi riguarda non rimane altro che sopportare pazientemente rimanendo in golosa attesa della neve, del buio, del fiato che diviene fumo nelle serate invernali, sotto i portici di una Padova che ritrova le sue ombre e i suoi misteri.
La primavera sarebbe anche piacevole come idea, ma sento di poter esprimere un concetto dirompente che farà molto rumore e forse scandalizzerà i più: non esiste più la mezza stagione.
Dice il buco dell’ozono, l’effetto serra, el niño, il blocco delle auto, il 2012, i Maya, varie ed eventuali. Sarà. L’unica certezza ormai è che già ad aprile abbiamo superato i 30 gradi e ci aspettano almeno altri cinque mesi di passione, conditi anche dalla solita lagna dei telegiornali su esodi e controesodi, giornate da bollino nero, numero di italiani in ferie, vacanze intelligenti e varie ed eventuali sul meteo: esperti di ogni risma vanno ripetendo (ogni anno) che sarà o è o è stata l’estate più calda degli ultimi 8 secoli. Eh già, perché nel 1211, in piazza delle erbe c’era un tizio che misurava la temperatura e redigeva statistiche per i giornalisti degli anni a venire. Per non parlare di quelli che, dopo tre servizi catastrofici sui disastri provocati dal caldo (morti, siccità, fiumi ai minimi storici, etc.) sfoderano il più entusiastico dei sorrisi annunciando per il week end bel tempo ovunque senza la minima traccia di nubi, per la gioia di grandi, piccini e turisti. Sublimi.
Certo, il mio tifo per l’inverno irrita stuoli di dolci pulzelle perennemente infreddolite (a Padova????? Un bel giretto in Alaska per schiarirsi le idee sul concetto di “freddo” potrebbe essere d’aiuto???), con mani e piedi sempre ghiacciati, anche se fuori ci sono 20 gradi. Per carità, scaldarle è un piacere ma non mi dite che quello strano sono io…
Ovviamente loro inneggiano al solleone e sognano estati tropicali. Inutile tentare di incrinare le loro granitiche convinzioni: d’improvviso a settembre dimenticano le sofferenze estive, i disagi, l’afa, lo smog, il sudore, l’umidità, le zanzare e ricominciano a sognare, ricordando solo spiagge, mare e vacanze. E’ una sorta di incantesimo contro il quale non vi sono antidoti efficaci; io mi limito a parlare a vanvera di effetto serra, siccità, cavallette, pirateria musicale, fame nel mondo, degrado sociale, mucca pazza e violenza negli stadi, cercando di addebitare tutto al caldo: non riuscirò a convincerle a seguirmi in Lapponia per una vacanza, ma almeno provo a farle tentennare… Tentativi vani: come ogni anno finirò per seguirle in spiaggia, boccheggiando sotto l’ombrellone con un ghiacciolo in mano mentre loro rimangono immobili sul lettino a farsi cuocere da un sole devastante che fa scappare anche le lucertole. Basta girarle ognitanto, come le costicine sulla griglia, e riportarle a casa quando sono cotte al punto giusto.
In questi ultimi giorni però, mentre impegnavo energie preziose a borbottare come un vecchio brontolone, non ho potuto fare a meno di notare che i vestiti delle ragazze stanno cambiando: le gonne si accorciano, le maglie si alleggeriscono, braccia e gambe vengono allo scoperto. D’improvviso la primavera mi sembra, come dire, una stagione meravigliosa. Fioriscono magliette colorate e scarpe aperte di ogni forma; i centimetri di pelle su cui far godere gli occhi aumentano a dismisura, e personalmente tutto ciò che separa la fine della minigonna dalle unghie smaltate dei piedi mi riconcilia con la bella stagione.
In effetti il sole è una gran cosa e il caldo mi sembra d’improvviso sopportabile. Quasi piacevole.
Ho sempre detto che l’inverno è grigio, freddo e triste… Viva il caldo! Viva l’estate!
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