Un libro intenso, pregno di emozioni forti
La storia è quella di un bambino, raccontata però con la consapevolezza e la lente di ingrandimento (puntata soprattutto sui sentimenti) di un narratore ormai diventato adulto: è un percorso a ritroso nell’infanzia e nell’adolescenza segnate dalla figura della madre scomparsa. Un viaggio tra ricordi a volte appannati ma sempre molto vivi a livello emotivo; una lucida, dolorosa, tenerissima analisi delle paure, dei rancori, dei pensieri che il piccolo uomo si è portato dietro fino a scoprire, ormai adulto, la verità sulla scomparsa della madre.
Una verità che lo ferisce ma che con l’aiuto, inevitabilmente, di una donna riuscirà a diventare catartica e a liberarlo del peso che lo costringeva, fin da bambino, a camminare sulle punte ma con lo sguardo basso, perché il cielo lo spaventava e la terra pure. Il racconto è diretto, coinvolgente, scorrevole, toccante: chi è sensibile a certe emozioni non mancherà di sentir vibrare corde molto profonde.
Trama
La tragica scomparsa della madre segna in modo doloroso l’infanzia e l’adolescenza di un ragazzino, costringendolo a inseguire per anni il fantasma dei ricordi, l’ombra della madre assente e la convivenza con un padre apparentemente incapace di comprenderne il tormento.
Il ragazzino si farà uomo e troverà il suo percorso nel mondo, ma quel dolore buio e complicato non lo abbandonerà fino a che qualcuno non lo metterà di fronte ad una verità forse intuita, forse solo sfiorata, ma che travolgerà anni di dubbi, di elucubrazioni, di sentimenti macerati tra amore, dolore e rancore. Non basterà tuttavia questa scoperta a liberare il cuore di quell’adulto-bambino: solo l’amore sincero, diretto e maturo di una donna riuscirà a sciogliere il ghiaccio che gli appesantiva l’anima, permettendogli finalmente di elaborare il dolore e sublimarlo, ancora una volta, nell’amore.
L’opinione del Ceo
Mai stucchevole nel descrivere l’amore per una madre scomparsa e gli abissi di dolore in cui può sprofondare l’adolescenza, mai retorico nel risalire verso la vetta di speranze e di ottimismo che caratterizzano le montagne russe dei sentimenti più forti e profondi, è un libro in grado di regalare forti emozioni.
Consigliato a chi ama tuffarsi nel mare agitato di un’anima sensibile e tormentata, per lasciarsi trascinare attraverso tempeste e piatte giornate di bonaccia, verso il porto della consapevolezza di sé, delle proprie debolezze e delle proprie paure. Liberatorio, alla fine.
Alcune citazioni
Una notte, dopo aver fatto l’amore, Agnese si ranicchiò fra le mie braccia e io mi sforzai di armonizzarmi col suo respiro placato. Ma prima di parlarle, aspettai di essere sicuro che dormisse. “Vorrei trovare il coraggio di dirlo almeno a te: mia mamma è morta quando avevo nove anni. Ha resistito fino all’ultimo per amor mio, ma non ce l’ha fatta. E io non riesco ancora ad accettarlo. Devo trovare un senso a questa ingiustizia. Nelle tragedie greche che tu ami tanto c’è sempre un vendicatore che ristabilisce l’equilibrio offeso. Ma contro chi posso vendicarmi io? Contro il Dio che me l’ha uccisa? […]”. La mattina mi svegliai con l’odore del caffè e il sorriso di Agnese sopra di me. “Ho fatto un sogno strano, stanotte” – esordì – ” C’era un bugiardo nel letto che mi diceva la verità.” “E tu gli volevi un po’ di bene?” “Gli ripetevo: smetti di rimuginare e incomincia a sentire.” “Ottimo consiglio. Cosa suggerisce lo chef per colazione?” “Una cura ricostituente”.
La stanza 51 del reparto di pediatria si affacciava direttamente sulla strada da quando una bomba aveva sbrecciato i muri e strappato i vetri ai finestroni. Non c’erano più né cibo, né flebo, né lenzuola fresche. Solo la ressa dei parenti intorno ai lettini. Nell’unico senza visitatori, il più lontano dalla porta, giaceva un bimbo dai capelli così neri da sembrare blu. La sua solitudine mi attrasse. […] Lo accarezzai ed esplose in un acuto. “Mama! Dada!” – “Sta chiamando mamma e papà”. si inserì il dottor Joza. “Salem è orfano. I genitori sono finiti sotto una bomba, il mese scorso. A lui invece un cecchino ha sparato allo stomaco”. Esisteva un essere umano, in quella città, che per quisquilie di razza si era appostato dietro un cornicione, aveva inquadrato nel suo mirino telescopico un bimbo che giocava per strada e gli aveva sparato allo stomaco. “E’ nella lista per Londra?” mi informai. Il dottor Joza scosse il capo: “Nessuna mamma si batte per lui.” Fu come se lo starter di una corsa a ostacoli avesse sparato dentro la mia testa. “Proverò io a tirarlo fuori di qui”.
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